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Inserted in the Best Italian Web Sites on the History of Italy, the 23-05-2007:

Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia - INSMLI

Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana

[http://www.italia-liberazione.it/ultimelettere/]

Dal sito web dell'INSMLI:

"Note editoriali: Il progetto di pubblicazione online, in una base di dati, delle Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana (1943-45) ha preso l’avvio in occasione del 25 aprile 2006, 61° anniversario della Liberazione. L’archivio è in corso di alimentazione.
Per contribuire alla ricerca in corso, segnalando l’esistenza di documenti e/o fotografie, dati imprecisi o integrativi nelle schede personali dei condannati, scrivete alla redazione compilando il modulo dei contatti che si trova nell’intestazione di pagina. Lo stesso modulo può essere utilizzato anche per segnalare problemi di visualizzazione dei dati o di navigazione. Alla data di oggi, mercoledì 23 maggio 2007, abbiamo pubblicato 497 lettere di fucilati e deportati della Resistenza, scritte tra il 1941 e il 1945 da 334 condannati e deportati. Sono stati pubblicati anche n° 22 testamenti spirituali scritti da 16 persone. Il progetto di pubblicazione online è stato realizzato con il contributo del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Direzione Generale per il Coordinamento e lo Sviluppo della Ricerca - Ufficio V (2005/2006).

PRESENTAZIONE di Gianni Perona
L’ultima lettera di un condannato a morte, specialmente nei contesti di persecuzione a carattere politico o religioso, ha assunto ripetutamente nella storia un carattere di documento insieme privato e pubblico, di rivendicazione d’innocenza e di testimonianza, capace di trasmettere ai posteri un’immagine onorevole per la famiglia ed esemplare per i compagni di fede. Questo tipo documento durante la Resistenza italiana è poco frequente, e per comprendere le ragioni della sua rarità bisogna considerare le condizioni in cui è prodotto.

In primo luogo la sua stesura suppone delle condizioni almeno temporanee di legalità, in cui al detenuto siano concessi gli strumenti e il tempo per la scrittura, e venga data la garanzia della trasmissione del messaggio. Queste condizioni in realtà non si verificarono quasi mai in occasione delle esecuzioni individuali o collettive durante il movimento di liberazione, e neppure nelle deportazioni che coinvolsero decine di migliaia di prigionieri in una prospettiva di morte probabile e imminente, sicché spesso di eventi molto importanti e tragici ci è stata trasmessa solo qualche scheda frammentaria: un biglietto gettato dal vagone di un trasporto tedesco, un messaggio inciso in un libro, a volte solo un nome e un cognome che, segnando le spoglie, permettessero l’identificazione futura alla pietà dei familiari. Non testi, ma semplici indizi, e tuttavia eccezionali anche questi, se consideriamo ad esempio quanto poco ci rimanga dei caduti in deportazione.

Se dunque la raccolta che qui si presenta è certamente lacunosa, e potrà essere accresciuta di qualche decina o centinaio di messaggi, essa ha tuttavia dimensioni che le ricerche ulteriori non potranno sostanzialmente modificare in rapporto al numero dei morti. Anche supponendo che il numero raddoppiasse, ne risulterebbe infatti che dei circa cinquantamila caduti della Resistenza, in parte considerevole uccisi senza processo dopo la cattura, solo pochissimi, nell’esigua proporzione di uno o due su cento, ottennero di redigere quella forma nobile di testimonianza che avrebbe elevato lo squallore di una morte infamante alla dignità di martirio. La ricerca pionieristica di Giovanni Pirelli e di Piero Malvezzi (il cui archivio si trova presso l’Istituto nazionale per la storia del Movimento di liberazione in Italia) e la nuova indagine condotta da Mimmo Franzinelli (le cui carte sono state depositate anch’esse presso il medesimo Istituto) hanno prodotto quella che è tuttora la parte più importante delle lettere qui pubblicate in facsimile e in trascrizione. I ricercatori del gruppo coordinato da Franzinelli hanno poi integrato, con l’aiuto generoso di molti Istituti storici della Resistenza, quelle due raccolte, e l’insieme forma il corpo documentario che qui si presenta.

Pochi altri tratti importanti devono essere sottolineati. Il primo è che gli autografi a nostra disposizione sono relativamente rari: o sono rimasti presso le famiglie, o fin dall’origine dobbiamo la conservazione dei testi alla copia pietosa di un assistente spirituale. Il che ci dice quanto sia precaria la certezza dei riferimenti testuali, e quanta ricerca sia necessaria per recuperare i manoscritti originali.
Il secondo aspetto che si può cogliere è la distribuzione geografica ineguale delle lettere: preponderante appare l’area di nord-ovest, dove certo la Resistenza durò più a lungo e subì gravi perdite. Ma solo una particolare ferocia repressiva, negatrice anche di concessioni minime ai morituri, può spiegare la quasi totale assenza di lettere scritte dall’area veneta. Diverso problema sembra essere invece quello dell’area meridionale. Qui si può pensare che la difficoltà delle comunicazioni abbia pesato durante la guerra sul destino dei messaggi, e che una rinnovata campagna di ricerche riporti alla luce una documentazione troppo dispersa per poter essere reperita in tempi brevi.

L’edizione completa delle lettere sarà dunque un lavoro lungo, ma l’attuale raccolta viene ad aggiungere una notevole ricchezza d’informazioni ad altre fonti già trattate informaticamente e disponibili on line, che permettono ormai l’applicazione di metodi sociologici e antropologici allo studio della Resistenza.
La tipologia dei documenti editi non è uniforme. In generale, sono qui pubblicate solo quelle lettere che sono state scritte in previsione di una morte creduta imminente e certa, e quasi sempre poi realmente sopravvenuta, ma sono stati inclusi pochissimi casi di graziati all’ultimo momento. Si è creduto inoltre di dover inserire qualche esempio di scrittura a futura memoria (testamento spirituale, lettera ai familiari redatta in condizioni di pericolo) sia perché la morte effettivamente accaduta dell’autore ha dato spesso a questi testi un potere emotivo e un’importanza storica degna di attenzione, sia perché lo studio dell’espressione scritta di persone di condizione sociale e culturale quasi sempre modesta non può non confrontarsi con i modelli forniti dalla più sapiente tecnica espressiva presente in testi contemporanei, redatti da persone di scolarizzazione medio-alta, o comunque portatrici di culture politiche capaci di fornire solide strutture concettuali anche a una comunicazione prodotta in condizioni estreme.




Last updated the 23rd of May 2007